Era il lontano 1987 quando, tredicenne, rimasi affascinato dal gran numero di scouts, guide, capi, lupetti che invadevano la pineta dei Cappuccini del mio paese, Passignano: più di cento persone che componevano l’ormai storico gruppo, fondato agli inizi dell’ASCI. Tante persone, tanta allegria, specialmente se unite dall’Ideale dello Scoutismo. Fuochi di bivacco immensi, adunate incredibili, canti a più cori, Grandi Giochi spettacolari, una Promessa indimenticabile: praticamente l’80% della gioventù passignanese aveva aderito alla riapertura del gruppo, con a capo l’ormai inossidabile Lupo Grigio e con un Capo Riparto impareggiabile quale fu il caro estinto Mario Nardini. Sono sensazioni che per un adolescente rimangono nel cuore. Tali sensazioni le riprovai in minima parte quando aprii un altro gruppo scout a Magione, un paese vicino a Passignano: una grande felicità, bella fratellanza. Ma non fu lo stesso boom, la stessa esplosione. Nemmeno quando aprii il gruppo a Borghetto, una località sempre vicina a Passignano. Poi siete arrivati voi del VALCONCA. Un fiume di ragazzi, una marea di scouts, guide, capi, castorini, lupetti, coccinelle, genitori, sacerdoti.. Tutti uniti da un unico ideale, tutti uniti nell’amore di Cristo, tutti fieri di indossare una uniforme gloriosa, perché impastata di fratellanza, amore verso il prossimo, ammantata dalla protezione e dalla benedizione della Chiesa Cattolica, riparata sotto l’ombra di un B.P. sorridente, nella Patria dello Scoutismo italiano.

 
 
 
 

LETTERA DI CAPOVACCAIO BURBERO

AI CAPI DEL VALCONCA I

   
   

Un fiume che mi ha travolto con quelle emozioni che ormai non provavo più da venti anni esatti, da quando lo scoutismo entrò nella mia vita, entusiasmandola e mutandone il destino. A Carpegna ho respirato dello Scoutismo, con veri scouts. Vi assicuro che dove abito io non si respira più da anni ormai alcun sentore di scoutismo, ma un surrogato di qualcosa di vago che non somiglia nemmeno lontanamente al Metodo da noi tanto amato ed inseguito. E’ per questo che sto inseguendo personalmente il sogno di creare qualcosa di bello come da voi, in cui un gruppo di Capi si stringa per creare qualcosa di bello ed entusiasmante e, soprattutto, di scout. Mi complimento con voi, giovani capi: degli aspiranti capi (come vi autodefinite) con grande voglia, che hanno dimostrato quello stile che lo Scoutismo con la “esse” maiuscola impone: ve lo siete imposti già da soli senza che nessuno ve lo chiedesse. E questo è già molto. Ben presto imparerete a fare i Capi Scout e molti di voi, alla fine del loro iter, si brevetteranno conquistando le varie tappe dei Campi scuola, vera e proprio passaggio obbligatorio per diventare un buon formatore di ragazzi. Ma intanto andiamo per ordine, con calma: la prima tappa l’abbiamo conquistata ed è una delle più difficili: mettere in piedi un gruppo stabile, con delle fondamenta solide, con un’associazione dietro che vi segua, con dei capi esperti che vi rincuorino e vi insegnino: i presupposti ci sono tutti, compresa una bella Fede in Cristo Gesù nostra Pasqua. La strada è davvero tanto lunga, come citano i versi della canzone “alla nostra Signora della strada” del compianto Baden, Don Andrea Ghetti. Ma è anche proprio per grandi persone come Baden, come il Conte Mario di Carpegna, Mario Mazza, Uccellini, Monas… che dobbiamo andare avanti: abbiamo un’eredità non da poco, una storia quasi centenaria, una responsabilità pesantissima: continuare l’A.S.C.I, dare prosecuzione alla sua storia. Non a caso, voi di Carpegna, siete i primi ad adottare le “nuove” uniformi dell’associazione: interamente KAKI, compresi i pantaloncini ed i calzettoni. Una dotazione “nuova” per quanto vecchia, perché, piano piano, stiamo tornando, sia nella forma che nella sostanza, a tutto quello che era ed è l’ASCI. Cambieranno quindi molte cose: spariranno le barrette di funzione dalle spalline e torneranno i gigli della Promessa con i colori diversi, torneranno le “palline” al petto, spariranno quelle dotazioni che non sono conformi alla tradizione: nell’andare avanti, stiamo tornando indietro. Un ritorno al glorioso passato che diventa presente. Sotto quindi e camminare! Siate gelosi custodi delle tradizioni dell’ASCI e cattoliche; siate i pionieri di uno scoutismo rinnovato perché radicato nella storia. E a chi vi dice che siete della NUOVA A.S.C.I., rispondete: no: noi siamo dell’A.S.C.I., SIAMO GLI EREDI DI CARPEGNA. Perché, volenti o nolenti, questa è la verità. Pur restando fermi nella vostra e nostra convinzione, vi chiedo però di amare e rispettare gli altri fratelli scout delle altre associazioni, perché anche se lo scoutismo di oggi è spezzato, variegato e viene denominato in mille modi, tutti veniamo dal BIG BANG di Carpegna, tutti veniamo dall’A.S.C.I., tutti portiamo un fazzolettone al collo e tutti siamo fratelli scout. In ogni cosa che farete, in ogni circostanza o difficoltà che incontrerete, ricordate che siete il frutto di un miracolo, di una volontà suprema e superiore per quanto imperscrutabile. Ricordate che avete offerto la vostra PROMESSA (parola, onore) di fronte a Dio ed alla Patria. Nei momenti peggiori, quindi, quando avrete bisogno di una mano consolatrice, non esitate a chiamare. “Siamo dello stesso sangue…” Rinnovandovi la mia commozione, il mio affetto, la mia stima e la mia ammirazione per il vostro coraggio spassionato, concludo con l’augurarvi una buona strada nella strada di Gesù. Viva l’A.S.C.I., viva lo Scoutismo cattolico! Per la GIUNGLASILENTE

Capovaccaio Burbero